Spumante brut: storia, definizione e classificazione

I vini spumanti sono classificati in base al loro residuo zuccherino. Sono effervescenti, grazie all’anidride carbonica che contengono e all’apertura della bottiglia, devono presentare una sovrappressione non inferiore a 3,5 bar. Questo vale per i vini spumanti di qualità, come ad esempio lo spumante Brut dei Fratelli Vogadori stappati ad una temperatura ambiente standard di 20°. La parola Brut è francese e significa letteralmente “grezzo, puro”. L’indicazione è riportata sulle etichette degli spumanti secchi per identificarli e distinguerli da quelli dolci.

Come abbiamo detto, a seconda del residuo zuccherino, si distinguono tre diverse tipologie di spumante:

  • Pas Dosé o Brut Nature – con zucchero inferiore ai 3 gr/l
  • extra-brut – compreso tra 0 e 6 g/l
  • brut – inferiore a 12 g/l
  • extra-dry – compreso tra 12 e 17 g/l
  • dry o sec-asciutto-abboccato – compreso tra 17 e 32 g/l
  • demi-sec o medium dry – compreso tra 32 e 50 g/l
  • dolce – se superiore a 50 g/l

Oggi ci concentriamo sulla storia e l’origine dello spumante brut, un must per brindisi, festeggiamenti e cerimonie.

Dalle origini ad oggi

La storia degli spumanti risale ad alcuni scritti di epoca romana che riportano l’indicazione di alcuni vini con effervescenza naturale. È molto probabile però che i romani bevessero un mosto che non era ancora vino vero e proprio. Questo perché, a tutti gli effetti, i romani non potevano ancora produrre lo spumante. Per farlo infatti è necessario avere un contenitore a tenuta stagna, come ad esempio una bottiglia di vetro, che consente di mantenere una sovrappressione di sei atmosfere a 20° C.

Si trovano altre tracce della produzione e del consumo di spumante brut nel XVII secolo in Italia e Francia. Nel nostro paese il primo spumante brut prodotto risale al 1865 grazie all’opera dei fratelli Gancia e del Conte Augusto di Vistarino. In Francia invece il merito va a Dom Pierre Pérignon, monaco cristiano francese, appartenente all’ordine benedettino.

Con il tempo la produzione dello spumante si è perfezionata e sono infine state stabilite diverse norme a livello europeo che ne definiscono propriamente le caratteristiche. Oggi l’Unione Europea definisce lo spumante come: “il prodotto ottenuto dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica” di uve fresche, mosto di uve e vino”.

Spumante brut

Spumante Brut: dosaggio e classificazione

Lo spumante  è classificato quindi in base al residuo zuccherino che rimane dopo le fasi di seconda fermentazione e presa di spuma. Una piccola specifica per quanto riguarda la presa di spuma (prise de mousse). Questa consiste nel riporre le bottiglie di spumante brut orizzontalmente in un luogo buio, umido, ad una temperatura di 10-12 °C. In questa maniera i lieviti trasformeranno gli zuccheri e si svilupperà alcol e anidride carbonica.

Nella produzione dello spumante brut è fondamentale la fase della spumantizzazione perché corrisponde allo step durante il quale il vino è trasformato in spumante.

Questa fase prevede la fermentazione del vino per una seconda volta, con una soluzione di zuccheri naturali. Questi sono poi metabolizzati dai lieviti fino a diventare anidride carbonica  e ottenendo infine una sovrappressione pari a 3,5 bar. L’anidride carbonica nel processo di spumantizzazione è impiegata in modi diversi a seconda del metodo utilizzato, che può essere:

  • Metodo classico – chiamato anche metodo champenoise o metodo tradizionale o metodo della rifermentazione in bottiglia.
  • Metodo Martinotti (detto anche Charmat) – conosciuto soprattutto come metodo della “rifermentazione in autoclave” o metodo Italiano.

Quello che caratterizza lo spumante Brut in particolare è il dosaggio di zucchero. È questo infatti a definirne le caratteristiche proprie in termini di gusto. Ed è sempre il dosaggio equilibrato dei residui zuccherini che bilancia il gusto dello spumante brut al palato e lo rende gradevole senza farlo sembrare troppo aggressivo o troppo morbido. Si tratta, alla fine, di un perfetto compromesso tra piacevolezza e bocca asciutta che deve lasciare.

Come per i vini rossi pregiati (vedi l’Amarone della Valpolicella o il Recioto della Valpolicella) anche lo spumante Brut deve saper essere abbinato correttamente. Il prodotto Vogadori, ad esempio, è perfetto con frutti di mare, come cozze e vongole saltate in tegame, crostacei o carne bianca saltata in padella, come le scaloppine di vitello ai carciofi o il coniglio agli aromi. Ottimo anche come vino da aperitivo e da chiacchiera! Un vino spumante  a tutto tondo che può e deve essere gustato da solo, ma che risulta ottimo anche come bollicina da tutto pasto.