Acidità volatile vino, fissa e totale: scopriamone le caratteristiche

L’acidità rappresenta un parametro chimico di grande importanza per la valutazione e le caratteristiche organolettiche di ogni vino. Non a caso, essa contribuisce in maniera significativa a preservarne freshness, longevità ed equilibrio complessivo nel bicchiere.

Ma in che cosa consistono esattamente le varie forme di acidità presenti nel nettare di Bacco? Ne esistono diverse tipologie che è bene approfondire meglio per capire la complessità di un vino. Le principali forme sono l’acidità volatile, fissa, totale che influenzano le percezioni sensoriali, la conservabilità del prodotto e i processi enologici. Comprendere queste sottili sfumature permette di valorizzare al meglio le peculiarità di ciascun vino.

Acidità volatile vino: cosa significa

Per chi desidera conoscere il vino a fondo, comprendere l’acidità volatile è un tassello importante. Spesso mal interpretata, in realtà essa svolge un ruolo utile nella bevanda. L’acidità volatile comprende acidi come acetico e formico, che nel processo di vinificazione si disperdono parzialmente in fase gassosa. Questi, se entro certi limiti, contribuiscono all’equilibrio aromatico del nettare.

L’acido acetico, se contenuto in dosi controllate, dona gradevoli note di frutta secca e spezie tipiche dello stile rodiano o pugliese. Piccole quantità di acido formico, invece, accrescono freschezza ed eleganza. Tuttavia, un eccesso di acidi volatili pregiudica il profilo organolettico del vino, conferendo sentori sgradevoli.

Per apprezzare al meglio l’apporto dell’acidità volatile, è fondamentale scegliere referenze prodotte nel rispetto delle tradizioni enologiche di zona. Affidandosi a case vinicole competenti, è possibile lasciarsi guidare a evidenziarne le sfumature olfattive. Conoscendo il ruolo di questa componente, è possibile imparare a valorizzare maggiormente il vino.

Acidità fissa del vino: che cos’è

L’acidità fissa del vino è un elemento fondamentale nella storia millenaria del nettare. Chi desidera conoscere a fondo le radici del vino, sintesi di tradizioni enogastronomiche secolari, non può non soffermarsi sulla componente dell’acidità fissa. Questa definisce in maniera sostanziale il profilo organolettico della bevanda.

L’acidità fissa comprende i cosiddetti acidi non volatili, presenti naturalmente nell’uva quali l’acido tartarico e malico. Il loro apporto è fondamentale per conferire freschezza e per garantire la conservazione ottimale del vino nel tempo.

Acidità volatile vino

La loro presenza contribuisce inoltre a equilibrare il tenore zuccherino del vino, permettendone il naturale processo di fermentazione malolattica finalizzato alla produzione di acidi secondari come lattico. Nel corso della storia del vino, enologi e agricoltori hanno selezionato varietà d’uva che ne contenessero livelli idonei, così da conferire ai vini identità territoriale e capacità di invecchiamento.

Assaporare un calice, riconoscendo il giusto tasso di acidità fissa, significa cogliere l’essenza di secoli di sapiente pratica enologica tramandata fino a oggi. Essa permea di sé ogni sorso in maniera inscindibile. L’equilibrata componente acida conferisce freschezza e persistente piacevolezza al nettare senza appesantirne il sorso. Al contempo, migliora la conservabilità del prodotto rendendolo capace di evolversi nel tempo. Infine, proprio l’acidità ne garantisce la complementarietà a cibi dai sapori decisi, esaltandone le qualità senza sovrastarle. Un armonioso tutt’uno che affonda le sue radici nella tradizione.

Acidità totale vino: cosa si intende e a quanto deve corrispondere

L’acidità totale è un parametro di fondamentale importanza nella valutazione organolettica del vino. Questa corrisponde alla somma degli acidi fissi e volatili in esso contenuti. Tale valore esprime l’equilibrio complessivo raggiunto dal vino e ne determina in maniera sostanziale la sua longevità.

Certamente l’acidità totale assume rilevanza ancor più marcata in alcune tipologie più strutturate, tra cui spicca l’Amarone della Valpolicella Classico. Questo pregiato vino rosso a bacca intera è prodotto mediante l’appassimento delle uve Corvina, Rondinella e Molinara su graticci, procedimento che ne concentra zuccheri e componenti polifenoliche.

La potenza che ne deriva richiede un equilibrato contenuto acidico come contraltare. Secondo le disposizioni del disciplinare di produzione, l’acidità totale dell’Amarone della Valpolicella Classico non dovrebbe risultare inferiore ai 5,5 g/l espressi in acido tartarico. Valori più bassi comprometterebbero la longevità nel tempo di questo vino strutturato e complesso. Pertanto, il rispetto dei parametri di acidità totale risulta imprescindibile per garantire l’armonia ed equilibrio organolettico peculiare dell’Amarone della Valpolicella Classico, rendendolo uno dei vini rossi italiani più apprezzati al mondo nel lungo periodo di invecchiamento.

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